La scrittura per la storia #47182

Diciamolo subito: per la maggior parte degli studenti – e dei professori – la tesina per la laurea triennale è una scocciatura. Capita a mezza strada – la stragrande maggioranza degli iscritti prosegue gli studi con la laurea specialistica – senza che ci sia un tempo dedicato e soprattutto adeguato per stenderla. Generalmente non si sa “cosa metterci dentro”, il che aumenta il senso di spaesamento e di inutilità. È svalutata nel giudizio comune, con la conseguenza che interesse ed energie scemano verticalmente. Tutto ciò è vero. Ed è per buona parte frutto di una riforma che ha creato un guscio (la laurea triennale) riempiendolo di vuoto: ma quando si comincia “a fare sul serio”? Quando il cervello e il cuore dello studente dovranno fare la fatica dell’imparare, di affrontare le onde e gli scogli della conoscenza? Perché una strada che è, per natura, salita e sudore, viene resa indolore e insapore? Perché abbiamo dimenticato che la conoscenza è un frutto che si gusta nell’agone di Minerva? Tuttavia, come quasi tutto nella vita, anche la tesina può essere un’occasione. È necessario guardare ad essa con occhi nuovi, ripuliti dall’acqua di una domanda piuttosto semplice: Quid novi?, «cosa c’è di nuovo?». Cosa si può imparare di nuovo, di non ancora esperito da questa circostanza? Il libricino che hai tra le mani non ha altro scopo se non indicare i passi che si possono fare verso la meta, in occasione della tesina per la laurea triennale e in specie per la laurea in storia. E il viandante sei tu. Dall'Introduzione dell'Autore