Abactum animal - Sulla repressione dell’abigeato in diritto romano #317771

di Luciano Minieri

Edizioni Scientifiche Italiane - ESI

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L’abigeato, cioè il furto di più capi di bestiame, è in diritto romano un crimen extraordinarium, basato sull’autorità del princeps e pertanto fuori dell’ordo iudiciorum. Fino ad Adriano un’eventuale sottrazione di animali rientrava tra le ipotesi previste dal delitto di furto e prevedeva l’esperimento di un’azione civilistica. La prima disposizione in materia si ebbe con questo imperatore, il quale emise un rescritto relativo alla provincia spagnola della Betica che prevedeva l’irrogazione agli abigei della pena capitale e, per i casi di minore importanza, dei lavori forzati. Partendo dal commento alle disposizioni adrianee, i giuristi severiani iniziarono ad elaborare un autonomo reato, distinguendo tra furto e abigeato sulla base del criterio prevalente del numero di animali sottratti e della loro tipologia. Soltanto tra la fine del III sec. e l’inizio del IV con le Pauli Sententiae verrà individuato in modo definitivo il reato di abigeato al quale verrà accostata una categoria aggravata di abigei, gli atroces abactores. I giustinianei, infine, si occuparono solo in modo occasionale del reato, inserendo nei brevi titoli dei Digesta e del Codex pochi testi tratti dalle opere dei giuristi e una sola costituzione imperiale.
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Altre informazioni:

ISBN:
9788849535990
Formato:
ebook
Anno di pubblicazione:
2018
Dimensione:
662 KB
Lingua:
Italiano
Autori:
Luciano Minieri
Protezione:
drm