Anatomia di un'anima - Parole selvatiche #925384

di Marianna Goi

Arteta edizioni

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L’anatomia di un’anima potrebbe portare a pensare al tentativo impossibile - eppure necessario - di aprire ciò che non ha carne né ossa, ma pulsa con altre leggi. Leggi sottili, potenti, ancestrali, del cui richiamo è intessuto il percorso di vita di Marianna. Tentare di tracciare l’anatomia di un’anima è come posare lo sguardo dentro una costellazione nascosta sotto la pelle, dove le ossa diventano ricordi, le vene si tramutano in correnti di desiderio, i nervi sono fili di paure sottili, il cuore non pompa sangue, ma silenzi e grida, intrecciate ai rami lunghi degli alberi cui l’autrice rivolge sempre lo sguardo e il cuore colmo di speranza. Un’anatomia dell’anima non usa bisturi ma domande che lacerano dolcemente, lacrime che toccano corde intime, nascoste, paesaggi silvestri nei quali è il Grande Fiume a far da bussola alla ricerca di senso che sempre accompagna Marianna in questo percorso di rinascita e di riscoperta di se stessa, a partire dalle sponde sorelle e amiche del suo amato Po che l’ha vista crescere, soffrire, innamorarsi, incontrare l’amicizia profonda e maturare quel suo senso di ricerca che le ha permesso di iniziare il grande viaggio. Studiare l’anima e tracciarne un’anatomia significa disegnare mappe di territori invisibili, accarezzare cicatrici luminose, riconoscere che ogni ferita può farsi geografia di nuovi viaggi dentro a spazi inesplorati ma non per questo inesistenti. In questo viaggio incredibile, viaggio fatto di segni e sogni, ogni battito si trasforma in un alfabeto segreto, capace di custodire segreti come una scatola di 15 latta fa’, con i preziosi ricordi di un’infanzia perduta, ma non scordata. L’anatomia di un’anima non è scienza, ma un atto d’amore verso ciò che non si lascia misurare con l’ostinata gentilezza, che sempre riconosco tra le parole di fuoco e acqua dolce, di Marianna. Una gentilezza che scava nel profondo, fin nella radice del sentire e gocciola parole di senso, in una mai paga ricerca identitaria, capace di sciogliere le maschere di cera e incontrare la soglia del vulnerabile, varcandola. Marianna lascia che il colore tracci percorsi di senso con graffi, gocciolii, sentieri filiformi masse di colore acquitrinoso come le sponde morbide del suo amato Grande Fiume che raccontano del suo mondo liquido circoscritto da lingue di fuoco a proteggerlo. Un fiume, il Po, che la vede crescere scalza sulle sue sponde e maturare una relazione amorosa con la Grande Madre, la Natura che tutto accoglie e trasforma, ma che non lesina l’incontro doloroso del crescere e maturare: “Lo stomaco soffoca tutto il suo dolore, mentre lacrime di sale, sciolgono Maschere di cartapesta” (cit.) C’è infatti sempre qualcosa di ossuto e scuro tra le righe del suo scrivere di sé e una ricerca mai paga che sa di essenza, ascolto primigenio, radicale appartenenza al ciclo dell’esistente. In questa sua prima opera Marianna condensa i tratti salienti della sua ricerca, fatta di sofferenza (quei rovi che di tanto in tanto sbucano) e determinazione (“Bruci senza mai scioglierti vibrante in un mondo sordo”) nel lasciarsi andare a esplorazioni di senso profonde, ancestrali, archetipiche che la fanno somigliare alle antiche tessitrici. 16 Le antiche tessitrici erano custodi di trame invisibili. Non intrecciavano soltanto fili di lana o di lino, ma vene di destino, respiri di guarigione, ricordi che andavano oltre il tempo. Sedute accanto al fuoco, le loro mani conoscevano un linguaggio che non aveva bisogno di parole: ogni nodo era una preghiera, ogni intreccio un rimedio, ogni filo spezzato un dolore da ricucire. Erano donne medicina, capaci di ascoltare il battito segreto della terra e trasformarlo in tessuti che avvolgevano non solo i corpi, ma anche le ferite dell’anima. Nelle loro ceste non portavano soltanto erbe e radici, ma storie: racconti di antenate, di lune che si rinnovavano, di spiriti che camminavano tra i vivi. Il telaio era il loro altare: lì il tempo si scioglieva, lì le linee della vita si intrecciavano con quelle dell’universo . Ogni gesto aveva il ritmo del respiro, ogni trama custodiva il sapere delle stelle, ogni colore parlava la lingua degli elementi - rosso come il sangue, verde come la guarigione, nero come la notte che rigenera. Le antiche tessitrici sapevano che guarire non significava cancellare il dolore, ma insegnargli a danzare dentro un disegno più grande. E così, generazione dopo generazione, i loro tessuti hanno continuato a vibrare: stoffe che erano medicine, preghiere che potevano essere indossate, canti che prendevano forma di manto. Erano donne che cucivano il visibile con l’invisibile, e nel silenzio dei loro gesti restava la certezza che l’universo stesso è una grande tela, e noi non siamo che fili - fragili e luminosi - tra le loro mani.
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Altre informazioni:

ISBN:
9791281931220
Formato:
print
Editore:
Arteta edizioni
Anno di pubblicazione:
2025
Pagine:
100
Lingua:
Italiano
Autori:
Marianna Goi