Società e scienze sociali - saggio (72 pagine) - Elementi per una sapienza erotica.
Emerge un’esigenza sempre più inattuale, quasi un arcaismo: sentirsi a casa in questo mondo, ritrovare una consonanza con l’esistente, tornare a respirare a pieni polmoni creando un’aria di festa accanto all’Altro, insieme all’Altro.
Non si tratta però di reinventare l’amore o di rivendicare un qualche diritto soggettivo al godimento. Rimbaud e i surrealisti, ormai, risultano anch’essi fastidiosamente romantici. Su un altro versante, la pornografia di massa (la pornografia della merce onnipervasiva) ci appare per quella che è: una spettacolare e angosciante faciloneria emozionale, una miseria fastosamente arricchita, una democratica proliferazione del mediocre.
Occorre ripartire da più lontano. Reperire una nuova scaturigine. Ritrovare una semplicità che sappia essere disarmante, critica. Amare anche la morte, certo, ma intanto: uccidere Sade, riprendere a molare le lenti di Spinoza, non sottovalutare alcun dolore e regalarsi, giorno dopo giorno, l’improntitudine di lasciar socchiusa la porta di casa per solleticare l’ignoto, l’impossibile, l’ulteriore.
In tutto questo, a noi tocca il compito e il godimento di costruire una nuova sapienza: una σοφία gorgogliante, indisponente, infantile, arcaica, che sappia essere abilità e leggerezza, origine ninfale e foce, corrente impetuosa e intervallo ristoratore.
Viviana Leveghi è nata a Trento il 2 maggio 1983 e da allora continua a farlo. Impara prima a leggere e scrivere, poi a parlare. Fin da piccola, invidia chi ha avuto il potere di dare i nomi alle cose, così ne fa un mestiere. Lavora con successo a Milano, gira per il mondo e torna a casa solo quando sa di poter vivere dappertutto. È contributor del bestseller Indistractable, viene pubblicata in un’antologia di poesia americana, è nota su Quora per articoli irriverenti. Crede che la poesia sia una necessità spazio-temporale. Esistenzialista, desidera conoscere il più possibile per avere maggiori chance di connessione con l’Altro. Scrive per dare un’ulteriorità al mondo e ricordarsi di vivere.
Carmine Mangone è nato a Salerno il 23 dicembre 1967. Da circa un decennio, pianta alberi nella sua terra d’origine: il Cilento. Per sovrappiù, complice una discreta dose d’ironia, non ha mai smesso di piantar grane. Anarchico appartenente a un ben preciso anarchismo (il suo, quello messo in gioco da tutti i suoi amori), detesta da sempre le conventicole letterarie e gli scribacchini della domenica. Ha pubblicato tuttavia decine di opere. È stato tradotto anche in Francia. Ha finito per ibridare Stirner, Deleuze, Rimbaud. In tutto ciò, crede ancora gioiosamente all’impossibile (all’ulteriore) e non ha nessuna intenzione di darla vinta alla memoria, al passato, alla Storia.