Dialoghi sul Settenario #724385

La verità, mio caro, è una, ma ci sono molte strade che portano ad essa. Non possiamo dare agli altri più di quanto abbiamo, né insegnare più di quanto sappiamo, né prendere più di quanto siamo capaci di contenere. Per purificare le cose, dobbiamo prima purificare noi stessi, per comprendere l’altro è necessario prima comprendere noi stessi “Medice, cura te ipsum” la locuzione latina che significa “medico cura te stesso” -Luca 4,23- ci suggerisce di distruggere i nostri pregiudizi, i nostri difetti, di essere cauti nel giudicare, in altre parole di fare ogni sforzo per purificarci. Chi compie questo percorso, credimi, man mano che avanza, riesce a comprendere dell’altro più di quello che l’altro è capace di comprendere di sé stesso.
Come puoi definire razionalmente, il bello o il brutto, l’amore o l’odio, come puoi spiegare con la logica il sentimento di rabbia o di gioia, di attrazione o repulsione verso un'altra creatura? Come puoi pesare con la bilancia le emozioni che senti quando ascolti una melodia, o quando ti trovi al cospetto di un’opera d’arte? Con quale metro puoi misurare la gioia che senti quando osservi un bambino, magari tuo figlio, che muove i primi passi? Se invece metterai un po’ da parte la logica e ascolterai di più le ragioni del cuore, ti accorgerai che esiste un mondo interiore, non quantizzabile né misurabile, ma che tuttavia riempie e guida la nostra esistenza, dandoci un senso, una ragione per esserci.