Quaderno di un partigiano #4503

di Giacomo Matteo(tti) Chelo

Shamba Edizioni

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L'ennesimo libro sulla resistenza?
No, questa testimonianza è distantissima dallo stile retorico o ideologico di altre opere. Non ha pretese storiche, ma racconta vicende vissute.
L'inizio della narrazione fa già capire lo stile con cui si dispiega il racconto di vita vissuta: "Era il mese di giugno del 1944 quando io, Mino Chelo, mio fratello Carlo e l'amico Roberto Scotti decidemmo di andare sui monti. Io e Roberto eravamo renitenti alla leva, mio fratello, allora diciassettenne, si aggregò. Avevamo sentito dire che sui monti si riunivano coloro che non aderivano alla Repubblica Sociale Italiana: i cosiddetti partigiani. Uscimmo di casa con i soli indumenti che eravamo soliti indossare, non avevamo viveri, non avevamo soldi e anche le scarpe erano quelle "da passeggio"".
Uno stile semplice, sobrio e autentico che non lascia spazio a dietrologie di alcun genere.
L'incontro con i partigiani dei monti sopra La Spezia, la relazione non facile con il comando inglese, la genuinità di alcuni e la durezza di altri protagonisti fanno da cornice al racconto: l'esperienza di un giovanissimo ragazzo che si trova a dover fare i conti con i processi ai gerarchi catturati, le fucilazioni, il confronto col nemico. Tutto intrecciato con delicate vicende umane.
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Altre informazioni:

ISBN:
9788897458067
Formato:
ebook
Editore:
Shamba Edizioni
Anno di pubblicazione:
2011
Dimensione:
353 KB
Lingua:
Italiano
Autori:
Giacomo Matteo(tti) Chelo
Protezione:
watermark

Recensioni degli utenti(1 recensione)

  • Pubblicato da milena.galbiati@libero.it il 17 Jul 2011

    3
    Cronaca semplice e senza retorica di vita vissuta

    Giugno 1944. Mino, renitente alla leva, insieme al fratello e a un amico, si unisce a un gruppo di partigiani sui monti dietro a La Spezia. Partiti spensierati e carichi d’entusiasmo, i tre fanno ben presto i conti con la fatica, la fame ed i pericoli costituiti dalle retate delle pattuglie tedesche. Possono però contare sulla solidarietà e sul supporto della popolazione locale. A distanza di più di 60 anni, Mino, in poche pagine e con una narrazione semplice ed essenziale, tratteggia senza retorica e con grande equilibrio di giudizio personaggi ed episodi salienti della sua esperienza di giovane partigiano, mettendo in evidenza non tanto il lato politico quanto quello umano. E, insieme alla propria testimonianza memorabile, lascia ai nipoti e ai lettori il compito di “collocare il grande movimento partigiano nel posto che esso si è conquistato e che merita”.