Le sofferenze di Madre Natura è un grido che si fa canto, una preghiera che si fa processo. L’autore non scrive un libro: celebra un rito. Il testo è un atto di ascolto radicale, dove la Terra non è più sfondo ma protagonista, non più risorsa ma madre ferita. Ogni pagina è una ferita aperta, ogni parola una goccia di sangue spirituale.
L’autore si muove tra mito e visione, tra ecologia e metafisica. Deucalione, Venere, la FATA (fuoco, aria, terra, acqua) non sono personaggi, ma archetipi che parlano al lettore come specchi interiori. Madre Natura non accusa: soffre. E nel suo dolore, ci chiede di riconoscerla, di ricordarla, di rinascere.
Motivazioni e tensioni- Motivazione iniziale: reagire al torpore collettivo, all’anestesia spirituale che ci rende ciechi di fronte alla distruzione che causiamo.
- Cosa si cerca: un risveglio eco spirituale, una presa di coscienza che non sia ideologica ma viscerale.
- Cosa si vuole: che il lettore smetta di pensare alla natura come “altro” e inizi a sentirla come “sé”.
- Cosa si denuncia: l’indifferenza, la superficialità, la perdita del sacro nel quotidiano...
Il fine ultimo è
trasformare il dolore in responsabilità.
Le sofferenze di Madre Natura non è un testo ecologista: è un vangelo apocrifo della Terra. Onì non ci chiede di agire, ci chiede di ascoltare. Perché solo chi ascolta può davvero cambiare. Il dio che salverà il mondo non è esterno: è quello che ognuno di noi deve riscoprire dentro di sé.